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IL TERRORE DEI MARI ......LO SQUALO BIANCO.....

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Ven Ago 20, 2010 3:53 pm

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Ven Ago 20, 2010 3:56 pm

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Ven Ago 20, 2010 3:58 pm

Il Grande squalo bianco è un pesce condroitto della famiglia dei Lamnidi. Unico rappresentante vivente del genere Carcharodon, questo squalo è il più grande pesce predatore del pianeta.

Indice [nascondi]
1 Etimologia
2 Storia evolutiva
3 Distribuzione e habitat
4 Descrizione
4.1 Le dimensioni
5 I sensi
6 La dieta e la caccia
7 Comportamento sociale
8 La riproduzione
9 Rapporti con l'uomo
9.1 Le statistiche
10 Stato
11 Avvistamenti
12 Documentari
13 Note
14 Bibliografia
15 Collegamenti esterni
16 Altri progetti

Etimologia [modifica]
È stato Carlo Linneo a dare allo squalo bianco il primo nome scientifico, Squalus carcharias, nel 1758. Sir Andrew Smith gli ha dato quello generico di Carcharodon nel 1833, e nel 1873 il nome generico è stato accorpato a quello scientifico dato da Linneo, diventando così quello attuale di Carcharodon carcharias. Carcharodon deriva dalla fusione del termine greco kάrkhαros, che significa aguzzo, e da quello di odón che significa dente. Dato che kαrkhαrίαs significa pescecane, il significato finale è pescecane dai denti aguzzi.[1]

Storia evolutiva [modifica]

Le dimensioni dello squalo bianco rapportate a quelle del MegalodonIl grande squalo bianco sembra essere apparso sul pianeta durante il Miocene mentre il più antico fossile conosciuto è stato datato come risalente a 16 milioni di anni fa.[2] Secondo alcuni biologi lo squalo bianco potrebbe discendere da un gigantesco squalo preistorico, il Carcharodon megalodon, perché la somiglianza dei denti e le dimensioni molto elevate hanno spinto molti studiosi a ritenere che essi fossero strettamente legati dal punto di vista evolutivo.

Il Megalodon è stato dunque inserito nel genere Carcharodon, ovvero nella stesso genere a cui appartiene anche lo squalo bianco. Tuttavia, altri biologi ritengono che, nonostante l'indiscussa appartenenza di entrambi all'ordine dei Lamnidae, lo squalo bianco in realtà sia più imparentato con il progenitore del Mako, l'Isurus hastalis, e assegna il Megalodon al genere Carcharocles.[3]

I paleontologi Shelton Applegate, John Maisey, Robert Purdy, e il biologo Leonard Compagno sostengono che sia il Megalodon sia lo squalo bianco siano derivati dal Cretolamna tramite il Carcharodon orientalis, e che vadano dunque considerati membri di uno stesso genere (il Carcharias) e di una stessa famiglia (Lamnidae).[3] Henri Cappetta, John Long, Mikael Siverson, e David Ward ritengono invece che lo squalo bianco derivi da una linea separata da quella del Megalodon, il quale a sua volta deriverebbe dal Cretolamna tramite l'Otodus, due squali preistorici ormai estinti. Inoltre criticano i teorici della discendenza dal Carcharodon orientalis in quanto ritengono che esso appartenesse ad una linea evolutiva morta. La somiglianza tra i denti del Megalodon e quelli del bianco sarebbe allora soltanto il frutto di una convergenza evolutiva, non dovuta ad un legame genetico diretto.[3] Ma su questo punto il dibattito tra i biologi è ancora in corso.

Distribuzione e habitat [modifica]
Sostanzialmente cosmopolita. È diffuso particolarmente in acque fredde o temperate tra i 12 e 24 °C, sulla costa o al largo. È presente in grandi concentrazioni al largo delle coste meridionali dell'Australia, del Sudafrica, della California, del Messico, del nord-est degli Stati Uniti, nell'isola messicana di Guadalupe, in Nuova Zelanda e nel mar Mediterraneo. È tuttavia possibile trovarlo anche in acque più calde, come ai Caraibi. Vi sono aree diventate particolarmente interessanti per il forte numero di esemplari presenti, come Seal Island in Sudafrica, dove vi è una colonia di decine di migliaia di otarie che attirano numerosi grandi esemplari di squali bianchi e, di riflesso, numerosi turisti che vengono ad ammirarne le predazioni. In un'area del Pacifico tra Bassa California e Hawaii vi è il cosiddetto White Shark Café, ricco di squali bianchi per ragioni tuttora poco chiare.[4] Nel Mare Mediterraneo vi è una zona di riproduzione nell'area che comprende Sicilia, Malta e Tunisia.[5]

È uno squalo pelagico, ma si avvicina alle coste particolarmente nelle zone dove la piattaforma continentale è molto vicina ad esse o nelle aree particolarmente ricche di potenziali prede (come, ad esempio, colonie di otarie, foche, o pinguini). Non tollera le acque dolci ma può frequentare aree vicino ad estuari e penetrare all'interno di baie saline poco interessate a fenomeni di bassa marea, nonché in aree dove sono presenti scarichi fognari, dato che i residui organici attirano l'attenzione dei sensi dello squalo. Tende a restare ad una profondità che va dalla superficie ai 250 metri, anche se può scendere molto oltre, e compie numerose tratte trans-oceaniche, per esempio dal Sudafrica all'Australasia, o dalla California alle Hawaii. È assente nelle regioni fredde dell'Artico, dell'Antartico, nel Mar Nero e nel Mar Baltico.[6] Tende ad evitare le zone nelle quali la presenza umana si manifesta con pesca eccessiva e inquinamento delle acque, tuttavia sembra che persista in alcune densamente abitate come lo Stretto di Messina o le spiagge californiane e australiane. Di tanto in tanto, questa specie può raggiungere anche le acque di Indonesia e Malaysia, il Mare di Okhotsk e la Terra del Fuoco, ma solo raramente.

Descrizione [modifica]
È una specie sempre massiccia, seppure di corporatura variabile. Muso di forma conica, un po' bombato nella parte inferiore. Ha occhi scuri e rotondi, è privo di membrana nittitante e ha cinque fessure branchiali, le quali possono pompare acqua soltanto se lo squalo è in movimento.[7] La prima pinna dorsale è grande e falciforme e inizia a livello dell'estremità posteriore di quelle pettorali anch'esse falciformi. La seconda pinna dorsale comincia a livello della pinna anale, ed entrambe sono di piccole dimensioni. Tutte le pinne sono senza spina dorsale. La pinna caudale è grande e a forma di mezzaluna simmetrica, anche se in realtà la parte superiore è leggermente più lunga di quella inferiore. Il peduncolo caudale è depresso in senso dorso-ventrale, in modo da formare due ampie carene sui lati. Il colore è bianco nella parte inferiore del corpo, mentre ha tonalità variabili dal grigio al blu, talvolta Ardesia, nella parte superiore. La linea di separazione tra le due colorazioni è netta e frastagliata, e proprio grazie a questa doppia colorazione la visibilità dello squalo bianco viene ridotta, perché si presenta scuro se visto dall'alto e chiaro se visto in controluce.

La pelle dello squalo bianco (come quella degli altri squali) non è ricoperta di vere e proprie scaglie, ma di dentelli dermici appuntiti, che misurano da qualche decimo di millimetro a 1 cm, costituiti da una dentina ricoperta di smalto; hanno come funzione principale quella di far scorrere in modo altamente idrodinamico l'acqua lungo il corpo dello squalo, e inoltre lo proteggono dai parassiti. Possiede quella che probabilmente è la più potente mascella tra gli animali viventi[8], dotata di varie file di denti triangolari e seghettati, sia sulla parte superiore che inferiore. Grazie alla rete mirabile che gli permette di sfruttare al meglio il calore generato dai potenti muscoli e dal metabolismo, riesce a raggiungere una leggera endotermia, cosa che permette al suo organismo di essere particolarmente reattivo e prestante durante la caccia.

Le dimensioni [modifica]
Usualmente, le dimensioni medie oscillano tra i quattro e i sei metri, con un peso (per gli esemplari adulti) compreso tra i 1000 e i 1900 kg. La maturità sessuale è in genere a 3,8–4 m di lunghezza nei maschi e 4,8–5 m nelle femmine. Le dimensioni massime sono controverse, anche se può probabilmente arrivare a oltre 7 metri di lunghezza.

Gli ittiologi Richard Ellis e John E. McCosker parlano di 6,4 metri come massima lunghezza misurata [9]. Tuttavia, altre fonti segnalano che siano stati pescati due esemplari più grandi, una al largo di Cubanella e una, nel 1987, tra Malta e la Sicilia con il palamito. Le misure riportate per questi due esemplari variano a seconda degli autori. Richard Ellis cita 7,9 e 7,8 metri rispettivamente (Mostri del mare, Richard Ellis, Piemme, 2000) mentre altre fonti riportano misure di 7,2 metri per il primo 7,14 per il secondo. Ulteriori indagini hanno messo in discussione anche le stime più prudenti: sull'esemplare di Cubanella non ci sarebbero dati certi, mentre per l'esemplare di Malta si parla di una lunghezza reale di 5,6-5,7 metri. Il peso massimo può raggiungere le 2 tonnellate, con ampia variabilità. A parità di lunghezza ci sono esemplari che pesano la metà di altri più massicci. Inoltre bisogna considerare se lo squalo abbia o no appena mangiato. Nel primo caso, il peso può aumentare temporaneamente anche di centinaia di chili.

Avvistamenti in Sud Africa di esemplari che si dice potessero arrivare ai 10 metri e in Australia di esemplari ancora più grandi sono da valutare con grande cautela e in alcuni casi possono essere frutto di suggestione e/o errori di stima. Secondo taluni criptozoologi, tuttavia, potrebbero essere indizio della sopravvivenza di un grande squalo preistorico, comunemente ritenuto estinto, morfologicamente simile allo squalo bianco, cioè il Carcharodon megalodon, ma questo appare quanto mai improbabile. Nel guinness dei primati è riportato di uno squalo bianco pescato di 11,3 m e in molti libri in seguito a questa presunta pesca è scritto che può raggiungere 12 metri di lunghezza, ma queste dimensioni sono dubbie in quanto non corrispondono a quelle riportate in seguito a misurazioni con strumenti accurati. C'è da dire che sono moltissime le notizie di squali bianchi pescati di 6,5-7 metri e più, con anche foto e peso (fotografato uno preso a largo di Taiwan nel 1997, con lunghezza stimata di 6,7-7 metri e peso di 2500 kg) e le testimonianze di incontri con esemplari di 7-8 metri. Anche considerando alcune stime come valide, il fatto che il numero di squali bianchi nel mondo sia diminuito fino al punto da far ritenere questa specie minacciata di estinzione rende assai improbabile un incontro con esemplari di età avanzata e dimensioni anomale. Ci sono regole molto strette per accertare la lunghezza di uno squalo, e senza prove accurate non viene accettata come attendibile. In conclusione, senza una prova che ne accerti le vere misure la cattura e l'avvistamento di squali bianchi di oltre 7-8 metri sono destinate a rimanere le tipiche leggende di pescatori e niente di più.

Un contendente vicino che in termini di dimensioni di avvicina allo squalo bianco è lo squalo tigre, dato che il più grande campione pare misurasse 7,4 metri di lunghezza e pesasse 3.110 kg.[10] In dimensioni è inoltre superato dallo squalo elefante e soprattutto dallo squalo balena (il più grande pesce vivente) ma questi due squali sono filtratori e non predatori.

I sensi [modifica]
A livello uditivo lo squalo bianco percepisce le vibrazioni sonore a grande distanza e l'olfatto è in grado di rilevare una goccia di sangue diluita in migliaia di litri d'acqua. Inoltre, come gli altri squali, può percepire dei debolissimi campi elettrici e bio-elettrici generati dall'attività motoria delle sue potenziali prede. Deve questa capacità a un particolari organi sensoriali posti sull'estremità del muso chiamate "ampolle di Lorenzini". Grazie ad esse lo squalo riesce a percepire il campo elettrico di una preda a partire da mezzo miliardesimo di volt.

Inoltre, in comune con gli altri pesci e con la maggior parte degli anfibi, possiede la linea laterale, un organo composto da una serie di organi ricettori disposti lungo i fianchi dell'animale, sensibili alle vibrazioni a bassa frequenza e alle onde di pressione generate dal moto di corpi solidi nell'acqua. Le ampolle di Lorenzini e la linea laterale permettono allo squalo bianco di percepire la posizione, la grandezza e i movimenti di una preda, anche senza l'ausilio della vista, cosa utilissima in acque torbide, poco illuminate, o nella fase finale dell'attacco, quando lo squalo ha già ruotato gli occhi all'indietro per proteggerli da eventuali graffi causati dalla preda che si difende. Si è infatti ritenuto, per molto tempo, che la vista giocasse un ruolo secondario nella predazione, ma si è capito recentemente che gli squali bianchi hanno una vista molto acuta, su cui fanno grande affidamento. La perdita parziale o totale della capacità visiva può compromettere le possibilità di sopravvivenza dell'animale: infatti nel momento del morso esso protegge i suoi occhi ruotandoli all'indietro fino a farli sparire dalle cavità oculari, a differenza di altre specie di squali che sono invece provviste di una protezione naturale chiamata membrana nittitante, che si alza come se fosse una palpebra, ma dal basso verso l'alto, con lo scopo di coprirne l'occhio, proprio per evitare qualsiasi lesione.

Il grande squalo bianco è uno tra i pochi squali che sollevano regolarmente la testa sopra la superficie del mare per guardare gli altri oggetti: questo comportamento è tipico dei cetacei ma raro nei pesci, ed è noto come spyhopping. Una possibile spiegazione di questa anomalia può essere dovuta al fatto che l'odore viaggia attraverso l'aria più velocemente che attraverso l'acqua, perciò, quella che apparentemente potrebbe essere scambiata forma di curiosità, sarebbe invece soltanto un modo di ottimizzare il pur già potente olfatto dello squalo.

La dieta e la caccia [modifica]
Lo squalo bianco è un cacciatore altamente specializzato, anche se la sua dieta può variare molto a seconda della zona in cui vive. Nel Mar Mediterraneo caccia tonni, pesce spada, tartarughe di mare, altri squali, delfini. Spesso si nutre anche delle carcasse di grandi cetacei. In altre parti del mondo può, ad esempio, cibarsi prevalentemente di foche o leoni marini. Sembra che non disdegni anche i rifiuti che vengono gettati dalle navi,e qualunque tipo di spazzatura possa venire a trovare. Lo squalo bianco caccia le prede agili con una tecnica simile all'agguato, senza girare intorno alle sue prede, ma sorprendendole da sotto. La velocità in risalita, durante la predazione, gli è consentita dal fatto che lo squalo bianco (come tutti gli squali) è privo della vescica natatoria organo idrostatico presente nei pesci ossei e che serve per poter stare a profondità variabili e che comunque rallenta una risalita rapida.


Uno squalo bianco attacca un'escaA Seal Island in Sudafrica, i grandi squali bianchi sono soliti predare le otarie del capo che si trovano in superficie sul pelo dell'acqua avvicinandosi dal basso quasi verticalmente sotto la preda e ghermendola con le fauci. La velocità dell'attacco è così elevata da permettere allo squalo di saltare fuori dall'acqua per la totalità del suo corpo. Questo comportamento predatorio è stato documentato a Seal Island e in California alle Farallon Islands.

Lo squalo bianco caccia preferibilmente nelle ore prossime all’alba e al tramonto poiché in quelle ore le condizioni di luce sono ottimali per effettuare attacchi dal basso verso l’alto mirando alla sagoma della preda senza essere visto. Il tasso di successo degli attacchi varia dal 55% al 40% e poiché ogni attacco comporta un grande dispendio di energie lo squalo prepara i suoi agguati con grande attenzione, adattando il suo stesso stile di vita e i suoi spostamenti, in base ai luoghi e ai periodi di riproduzione delle sue prede[11]. Una volta agguantata la preda lo squalo bianco scuote la testa utilizzando la mascella come una sega per provocare tagli più ampi e profondi al fine di strappare pezzi di carne più grossi, proprio come farebbe un cane. Secondo uno studio del Journal of Zoology pubblicato nel 2009, nel cacciare le foche lo squalo bianco utilizza tecniche di caccia paragonabili a quelle di un serial killer: sceglie e pedina le sue prede a distanza, in cerca del momento migliore per colpire, ed è in grado di trarre esperienza da ogni attacco al fine di aumentare la percentuale di successo e minimizzare il dispendio di energie[12].

La tecnica di caccia varia a seconda del tipo di preda. Le foche, più piccole, vengono predate dal basso verso l’alto e uccise e divorate immediatamente. Gli elefanti marini del nord, invece, essendo più grandi, vengono morsi posteriormente in modo da far sì che la preda non possa muoversi.; a quel punto lo squalo attende che l’elefante marino muoia dissanguato per poi divorarlo con calma[13]. Lo squalo bianco può occasionalmente tentare di attaccare lagerinchi, grampi, tursiopi, suse, focene e focenoidi ma la loro velocità e il loro sonar riescono nella maggior parte delle volte a far sì che i suoi attacchi non vadano a segno[14]. Talvolta, se in gruppi numerosi, i delfini possono far allontanare l’aggressore grazie a movimenti della coda e contrapposizioni frontali. Soprattutto se vi sono piccoli da difendere i delfini li circondano e sbattendo fortemente la coda fanno desistere l’animale. Un simile comportamento è stato osservato anche quando ad essere minacciati dallo squalo sono stati dei bagnanti[15].

Lo squalo bianco è un predatore e all'apice della catena alimentare ed è sempre stato considerato privo di predatori naturali. Recenti studi condotti dalla biologa Ingrid Visser, hanno tuttavia dimostrato (con spettacolare documentazione fotografica) che l'orca può uccidere lo squalo non solo per difesa (come si era sempre creduto), bensì, in carenza di prede più facili, può mettere in atto veri e propri assalti di gruppo contro lo squalo bianco con l'intento di cibarsene, tramortendolo a colpi di coda[16].

Comportamento sociale [modifica]
Gli squali bianchi sono animali prevalentemente solitari, tuttavia capita che in certi periodi di caccia vi siano assembramenti di molti esemplari in aree ristrette. Dato che queste situazioni possono generare conflitti, gli squali bianchi hanno elaborato una modalità di comunicazione che avviene tramite movimenti del corpo aventi lo scopo di creare una gerarchia che risolva i conflitti in modo non violento. Si è allora scoperto che quando uno squalo bianco vuole prevalere nei confronti di un suo simile, esso compie particolari movimenti che segnalano intenzioni aggressive: inarca la schiena, mostra i denti, apre e chiude le fauci con rapidi scatti, sbatte violentemente la coda sulla superficie e mostra le sue dimensioni girando attorno al rivale. Spesso l’interazione può risolversi con la sottomissione di uno dei due animali ma talvolta possono esservi scontri violenti, anche mortali[17].

Osservazioni sugli squali bianchi in Sudafrica mostrano che la gerarchia si basa sulle dimensioni, sul sesso e sulla stanzialità degli esemplari: le femmine dominano i maschi, gli squali più grandi dominano quelli più piccoli, gli stanziali dominano i nuovi arrivati. I gruppi che si vengono formare possono essere paragonati a dei “clan” simili a quelli dei gruppi di lupi dove vi è uno squalo dominante su altri squali del gruppo, e dove gli scontri avvengono tra capi e membri di clan rivali[17].

La riproduzione [modifica]
Questo squalo può vivere dai 30 ai 40 anni. La maturità sessuale è raggiunta a 3,8 metri di lunghezza nei maschi e tra 4,5 e 5 metri nelle femmine. La specie è vivipara aplacentale, e, al contrario di quanto sostengono alcune pubblicazioni, questa specie non mostra il cannibalismo intrauterino, come verificato nello squalo toro, ma piuttosto si nutre di uova non fecondate. Il parto avviene tra primavera ed estate, e la gestazione dura probabilmente all'incirca un anno. I piccoli alla nascita hanno taglia compresa tra 1,2 e 1,5 metri e hanno i denti dotati di minute cuspidi laterali, con quelli inferiori talora ancora con i bordi lisci anziché seghettati. Il numero massimo di piccoli per figliata si suppone sia tra 10 e 14[18].

Rapporti con l'uomo [modifica]
È tra gli squali più pericolosi per l'uomo, insieme allo squalo longimanus, allo squalo tigre e allo squalo leuca (Carcharhinus leucas), e spesso viene clamorosamente definito "il mangiatore di uomini". L’idea che lo squalo bianco sia un mangiatore di uomini è iniziata nel 1975 quando nei cinema è apparso il film Lo squalo di Steven Spielberg, adattamento dell’omonimo romanzo di Peter Benchley. In effetti lo squalo bianco è un predatore pericolosissimo per l’uomo, dato il suo morso micidiale e la sua abitudine di attaccare mammiferi in superficie e gli attacchi non mancano.

Le statistiche [modifica]
Il Florida Museum of Natural History cura un database chiamato ISAF (International Shark Attack File) all’interno del quale vengono censiti tutti gli attacchi di squalo nel quale sono coinvolti gli esseri umani (in acqua e su imbarcazioni). Ovviamente sono registrati soltanto gli attacchi non provocati. Per quanto riguarda lo squalo bianco le statistiche dicono che nel mondo, tra il 1876 e il 2008 vi sono stati 244 attacchi non provocati dei quali 65 si sono rivelati mortali[19]. La stragrande maggioranza degli attacchi avviene in acque superficiali[20] e gli stati più coinvolti sono: Florida, California, Australia, Hawaii, isole Fiji, Bahamas e Sudafrica. Il tasso di mortalità degli attacchi è in forte discesa, sia per la sempre maggiore informazione che viene fatta nelle spiagge a rischio, sia per le reti protettive che vengono installate nei luoghi turistici[21].

Parallelamente all’ISAF è stato istituito anche il MEDSAF (Mediterranean Shark Attack File) che classifica gli attacchi non provocati di squalo nel solo mediterraneo. Secondo i dati presenti in questo database, dal 1890 al 1998 lo squalo bianco è stato sicuramente responsabile del 60,6% degli attacchi totali di squalo avvenuti nel mediterraneo (37 attacchi) e del 52% degli attacchi mortali (22 morti)[22]. È da considerare comunque che molti attacchi, specie in passato, non sono mai stati segnalati. L’ultimo attacco mortale di squalo bianco (e l’ultimo attacco di squalo in generale) nel mediterraneo è avvenuto la mattina del 2 febbraio 1989 nel Golfo di Baratti (Piombino) ai danni del sub Luciano Costanzo, molestato a 27 metri di profondità mentre puliva dei cavi sottomarini, e ucciso in superficie mentre tentava di raggiungere la barca di appoggio[22].

Nonostante questi dati possano sembrare inquietanti, in realtà lo stesso database si propone di ottenere un approccio più razionale al problema da parte dell’opinione pubblica. Ha perciò fornito un dettagliato numero di casi di morte per diversi motivi comparandone i rischi con quelli relativi agli attacchi di squalo [23]. Per citare qualche esempio, soltanto negli Stati Uniti (dove vi è un numero altissimo di squali) negli ultimi 50 anni vi sono stati 1.930 morti dovute a fulmini contro 25 morti dovute ad attacchi di squalo[24]. Sempre negli Stati Uniti negli anni ’90 vi sono stati 130 incidenti automobilistici mortali all’anno causati da attraversamento di animali, 18 persone all’anno uccise da cani, 15 morti annuali causate da serpenti, mentre soltanto 0,4 persone ogni anno sono morte per attacchi di squalo[25]. Durante la propria vita, la probabilità di morire per un attacco di cuore è di 1 su 5, 1 su 7 per cancro, 1 su 84 per incidente stradale, 1 su 13.729 per colpo di calore, 1 su 79.746 per fulmini e di 1 su 3.748.067 per un attacco di squalo[26]. Poiché queste statistiche riguardano le morti causate da tutti i tipi di squalo, la percentuale di morti causati specificamente dallo squalo bianco è perciò, necessariamente, ancora più bassa. Va detto che lo stesso Peter Benchley nell’ultimo periodo della sua vita si adoperò per la sua salvaguardia, sostenendo che l’uomo è molto più pericoloso per lo squalo bianco di quanto lo squalo bianco non lo sia per l’uomo[27].

Stato [modifica]
Lo squalo bianco è attualmente minacciato e rientra tra le specie marine protette in varie parti del mondo. Le cause sono il depauperamento del patrimonio ittico di cui si nutre e soprattutto la pesca accidentale. È invece raramente oggetto di pesca commerciale, sebbene la sua carne sia, da qualche popolazione, ritenuta piuttosto pregiata. Quando viene catturato, di solito accidentalmente in una tonnara o in una spadara, viene posto in vendita come "vitella di mare". Secondo uno studio dell'universita' di Stanford il rischio d'estinzione è di molto superiore rispetto a quanto si è sempre pensato, infatti ne rimarrebbero soltanto meno di 3500 esemplari.
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