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Surf Casting--Pesca da Fondo!

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Mar Giu 08, 2010 12:09 am

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Al giorno d'oggi, tutti i pescatori che vediamo in spiaggia ci parlano di surfcasting.
Il Surfcasting significa letteralmente "lanciare oltre l'onda". Questa tecnica è, tra quelle praticate da riva, una delle più impegnative e complesse.
Questa tecnica di pesca nasce in Florida (USA) circa un secolo fa, dove alcuni pescatori insediavano grossi pesci predatori dalla riva innescando pesce vivo.
Infatti, in oceano, dove l'alternarsi delle maree crea grossi dislivelli, i pescatori capirono che i predatori si avvicinano a poche decine di metri da riva alla ricerca di piccoli pesci attirati dal cibo che giunge dal fondale sabbioso rivoltato dalle poderose onde oceaniche.
In quelle zone, la tecnica originaria, ha ancora oggi ottimi risultati, vista la costanza con cui si verifica la catena alimentare:
La marea, quasi tre volte al giorno, crea delle onde possenti in grado di rivoltare il fondale sabbioso facendo così emergere una notevole quantità di organismi.
Negli altri mari invece, soprattutto nel nostro mediterraneo, le mareggiate avvengono saltuariamente essendo spesso difficilmente prevedibili, motivo per cui i surfcaster nostrani hanno cambiato questa tecnica insediando di più i grufolatori pescando a fondo dopo le mareggiate che i predatori a surfcasting durante le stesse mareggiate.
C’è da dire però, che le due tecniche sono molto differenti sia nella attrezzatura che nell’azione di pesca, cosa che molti pescatori nostrani spesso confondono.
Nel vero surf casting occorrono canne più potenti abbinati a mulinelli più robusti ed esche e calamenti di diverso tipo, mentre nella pesca a fondo occorre un attrezzatura molto più leggera.
Le onde si infrangono sulla spiaggia quando la profondità dell'acqua è inferiore alla metà dell'altezza dell'onda (cioè la differenza tra l’avvallamento, e il dosso dell'onda).
L'onda che si infrange trasmette il suo moto al letto sabbioso sottostante rivoltandolo.
Le onde producono, sotto la superficie, due correnti: quella "primaria" che va nella stessa direzione delle onde, e quella "secondaria" (detta di risacca) che nasce dall'impatto della primaria sulla riva.
La secondaria si muove con spinta contraria ma con minore forza rispetto alla primaria.
Lo scontro tra le due correnti crea il "deposito organico" creato dai sedimenti trasportati dalle stesse correnti: questo costituisce un'ottima fonte di cibo per i pesci grufolatori.

Movimento delle correnti

Nel Surfcasting è importante cogliere il momento di "respiro" della mareggiata.
Infatti si dice mareggiata "montante" quando all'inizio, l'eccesso di corrente primaria crea onde molto ravvicinate tra loro, poi "costante" e, successivamente, "calante" (detta anche scaduta).
E’ tra queste due ultime fasi che le onde si distanziano tra loro producendo il "respiro", che permette la creazione della risacca.
Il momento più propizio per pescare a surfcasting è quando il numero di onde che si abbattono sulla spiaggia si aggira tra le 8 e le 14 al minuto.
Questa situazione ottimale, lungo le coste italiane, si verifica molto di rado obbligando i nostri pescatori a surfcasting ad affinare a tal punto la tecnica e la conoscenza da poter essere considerati tra i migliori al mondo.
La maggior frequenza di mareggiate e lo stadio di crescita adulta degli organismi che vivono nel letto sabbioso, fanno del periodo invernale quello migliore per questa tecnica.
La conoscenza delle spiagge e dei venti sono altri fattori fondamentali per praticare questa tecnica.
Le spiagge profonde risentono meno l'effetto erosivo che deriva dalla mareggiata, presentando un tipo di sabbia con grana medio-grossa, mentre le spiagge basse presentano di conseguenza sabbia a grana molto più fine.
Ai fini della pesca c’è da tenere presente che le spiagge più profonde hanno bisogno di mareggiate più forti per rimuovere gli organismi che stanno depositati sul fondo.
Con il mare mosso i pesci si avvicinano alle spiagge, questo è risaputo, e individuare con esattezza dove e quando non è una cosa facile.
Per pescare bei pesci da noi in Mediterraneo, ci deve essere mare mosso.
Oppure, quando c’è il mare mosso si prendono bei pesci.
Questo è quello che dicono le statistiche, e si prendono entrambe le affermazioni come una migliore probabilità di successo, ma non come una sicurezza.
Chi ci ha provato e riprovato tante volte sa perfettamente che “mare mosso uguale pesci” non è una verità su cui farci affidamento.
La maggior parte delle volte capita di essere sconfitti da un mare perfetto, ma solo all’apparenza, e di chiederci i motivi per cui la nostra pescata non è andata a buon fine.

C’è da dire diverse cose in merito:

Oltre al necessario fenomeno delle onde, a controllare l'attività dei pinnuti ci sono altre mille cause.

La pressione atmosferica, lo spostamento delle maree e la temperatura dell'acqua sono soltanto alcuni dei pochi fenomeni da noi conosciuti che, se aggiunti ad altre variabili da noi spesso ignorate, costituiscono il 50% di eventualità che deve sempre essere tenuto in considerazione se parliamo di pesca.
Comunque, per gli amanti della spiaggia, il binomio onde-pesci è sempre stata e sempre sarà una legge suprema, e così deve essere.
Perché cela enormi probabilità di successo dietro abbondanti laboriosità tecnico/tattiche, rendendo fragilissimo il confine tra il triste cappotto e la pescata della vita.
In mezzo a quelle sfortunate onde che non ci davano niente, chissà quante volte abbiamo sfiorato la pescata della nostra vita.
Magari i pesci erano qualche metro più in là, o invece erano appena transitati, o magari si sarebbero fatti vivi dieci minuti dopo il nostro ritiro. Questo purtroppo non lo sapremo mai, ma quasi certamente è successo. Perché, se è vero che in mezzo alla schiuma ci sono i pesci, è altrettanto vero che non ci sono sempre e nemmeno ovunque. La scelta del momento più propizio e del posto giusto sono risolutivi e strettamente legate l’una all'altra.
Lo stesso posto può essere eccellente adesso e deserto dopo qualche ora, oppure il contrario, a seconda dell'evoluzione della mareggiata.

I Pesci

Lungo le nostre coste i pesci interessati alla catena alimentare che deriva dalla mareggiata sulla spiaggia sono i grufolatori, tra i quali: La Mormora, il Sarago Maggiore, L’Orata, L’Ombrina. Mentre tra i predatori ci sono: La Spigola, Il Pesce Serra, La Leccia, Il Grongo, e pesci a comportamento alimentare misto come il Palombo e la stessa spigola che, a volte, si comporta anch’essa da grufolatore.
Un altra categoria molto insidiata a Surfcasting è quella dei pesci piatti: Il Rombo, La Razza (predatrice in età adulta), La Sogliola e la Passera.
Quest’ultima categoria di pesci avvicina a riva quasi sempre al crepuscolo sospinta dalla corrente primaria fino ad arrivare al deposito organico, di cui avvertono l’odore a parecchia distanza con il loro potente olfatto mentre, durante il giorno, sostano in prossimità della spiaggia ma a maggiori profondità.
La categoria dei grufolatori invece vive, per la maggior parte, in fondali ricchi di posidonie e rocce che offrono loro riparo, avvicinandosi a riva quando la mareggiate produce cibo.
La categoria dei predatori si avvicina a riva anch'essa in queste occasioni alla ricerca di pesce di cui si alimenta.

Canne


Far fronte a una mareggiata con canne di potenza insufficiente per raggiungere la zona di pascolo, vuol dire andare incontro a un insuccesso sicuro, oltre che a qualche ora di supplizio psicofisico.
Lancio tecnico, canna ripartita e mulinello a tamburo rotante, è un trinomio che non si può sciogliere nella tecnica del vero surfcasting.
Mettere un mulinello a tamburo fisso su una ripartita e lanciare da dietro le spalle è ridicolo e inefficiente. Chi non vuole affrontare i rotanti e gli allenamenti deve necessariamente rimanere alle teleparaboliche. Il che non deve sembrare un ripiego, è solo una questione di preferenze.
Oggi si trovano molte canne telescopiche assolutamente in grado di fronteggiare qualsiasi condizione, e di prestazioni di lancio talmente elevate che solo i più esperti pescatori riusciranno a sfruttare a fondo. Una di queste è la Italcanna Futura nella versione da 250 gr, ma basta dare uno sguardo nei vari negozi per rendersi conto dell’imbarazzo della scelta.
Ci sono diversi tipi di canne da Surfcasting che possono soddisfare gran parte delle esigenze di performance e di portafoglio.
Le lunghezze variano tra i 3,60 e i 4,50m; le potenze di lancio tra i 150 e i 250g.
Quelle più comuni sono quelle telescopiche ad azione più o meno parabolica, mentre i surfcaster più esigenti usano quelle a 2 o 3 innesti ad azione ripartita.
Le ultime sono costruite con materiali compositi di carbonio ed hanno un'azione molto rapida e potente: E’ da considerare che a parità di sforzo si può lanciare a 100 metri di distanza con una parabolica, e a 150 metri con una canna ad azione ripartita a più innesti.
Queste lunghe distanze di lancio richiedono molto allenamento e una buona conoscenza dell'attrezzo che si adopera.
Per sfruttare nel modo migliore le ripartite si utilizza un lancio specifico detto "Pendulum” il quale, sviluppando una forte energia centrifuga, trasmessa fino al piombo, permette di piegare queste canne rigide dando una notevole forza al lancio.
Non per ultimo, per una buona canna da Surf, occorre un'elevata lunghezza del manico ai fini di un migliore lancio.

Mulinelli
I mulinelli a bobina fissa sono i più usati, in quanto di facile manovrabilità nonché ideali per le canne telescopiche. Sulle canne ad innesti (sezione ripartita) è quasi indispensabile montare mulinelli a bobina rotante. Nella scelta di un mulinello è meglio preferire la potenza e la solidità che la velocità di recupero.

Monofili

In bobina devono esserci almeno 250/300m di filo, con un diametro che può variare tra lo 0,28 e lo 0.50.
Questo filo deve essere abbastanza morbido e leggero allo scopo di allungare il lancio, ma allo stesso tempo poco elastico in modo da non allungare in fase di ferrata che avviene quasi sempre a lunga distanza.
Il filo per i nostri terminali dovrà essere compreso tra lo 0,25 e lo 0,50, e devono essere sempre molto rigidi e con alto carico di rottura.
Vi è poi il filo utilizzato per il "parastrappi" detto anche “shock leader", gli ultimi 7/8 m del filo in bobina prima della paratura. Questo filo dovrà essere anch'esso molto rigido, e sovradimensionato con diametri che arrivano anche fino allo 0,80, in base alle potenzialità del pescatore/lanciatore.

Ami

Si utilizzano vari tipi a seconda dell'innesco.

Esche

1) Per le esche tenere useremo ami a gambo lungo e relativamente sottili e leggeri chiamati "aberdeen", con misure comprese tra 2 e 4/0. (vedi foto)
2) Per le esche dure e corpose utilizzeremo invece ami in acciaio a gambo corto, grossi e storti chiamati "beak", con misure sempre dal 2 al 4/0.
3) Per i predatori invece innescheremo esche di grosse dimensioni su degli ami chiamati "O'Shaughnessy".
Questi grossi ami sono in acciaio inox ed hanno il gambo di lunghezza media, il collo a gomito e la punta dritta, con numerazioni dal 1 al 10/0.

Piombi

Esistono piombi a media tenuta come lo standy ed il power per le scadute avanzate.
Oppure per una maggiore tenuta si utilizzano invece i piombi ad alta tenuta come i coni e le piramidi, da non sottovalutare la classica sfera, sia con foro passante che senza. Quest’ultima risulta importante solamente quando il fondo è molto aperto infatti, la sua sfericità garantisce un rapido insabbiamento e una migliore estrazione quando recuperiamo. Il loro peso varia dai 100 ai 175 grammi.
Oppure, ancora meglio, i cosiddetti rampinati, per meglio aumentare la tensione del filo sbobinato e aderire meglio al fondo, molto più piatto rispetto al fondo dei primi 80 m dalla riva. Questo tipo di piombi (spike) sono dotati di ferretti per farli aggrappare meglio sul fondale, che si chiudono in fase di recupero del calamento.
Il loro peso varia dai 100 ai 200g.
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