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PERCHE' NON FARE MAI IL BAGNO DOPO PRANZO,

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Mer Nov 24, 2010 6:00 pm

Non fare il bagno subito dopo mangiato, lo sai che non si può è una tipica frase che qualsiasi madre almeno una volta ha detto al proprio figlio e la risposta al perchè perchè farsi il bagno dopo aver mangiato è pericoloso poiché determina una congestione. Vediamo in questa sede qual è l’eziologia dei malori legati all’ingresso in acqua dopo il consumo di un pasto. Il problema principale è legato allo sbalzo termico corporeo che si viene a creare passando da una condizione ambientale di temperatura più elevata (tipica dello stare distesi sulla spiaggia per prendere il sole durante le calde giornate estive) ad una più bassa tipica dell’ambiente marino durante le ore diurne (come sapete la terra riscalda prima del mare, quindi ad eccezione di giornate dalle temperature elevatissime, l’ambiente acquatico risulta essere sempre caratterizzato da temperature più basse rispetto alle temperature terrestri).

Tale escursione termica negativa determina vaso costrizione del letto vascolare.

Questo è un adattamento che il corpo mette in essere in risposta alla diminuzione della temperatura esterna al fine di mantenere in omeostasi la temperatura corporea interna.

La riduzione del calibro del sistema venoso determina un minor ritorno di sangue venoso al cuore.

Le camere cardiache si distendono di meno.

Questo fa venire meno il meccanismo eterometrico della contrazione ventricolare avvallato dalla legge di Frank-Starling (per la quale maggiore è la distensione delle camere cardiache indotta da un elevato flusso di volume ematico di ritorno e maggiore è la forza contrattile del ventricolo sinistro nell’eietare il sangue nel circolo sistemico) attraverso il quale la gittata sistolica può avvenire efficacemente.

Il diminuito flusso ematico di ritorno non consente di distendere sufficientemente le pareti cardiache e quindi non consente nemmeno di attivare il meccanismo eterometrico con il quale la gittata sistolica avviene e, pertanto, la portata cardiaca non può essere mantenuta.

La presenza di barocettori (recettori di pressione) all’interno delle camere cardiache avverte il diminuito ritorno di sangue, ed al fine di mantenere la portata cardiaca aumenta il meccanismo cronotropo (frequenza cardiaca).

Questo sistema non è economico e nemmeno efficiente.

L’aumentata frequenza cardiaca aumenta lo svuotamento delle camere cardiache fino a permettere una progressiva ed inferiore capacità di riempimento delle stesse.

L’aumentato svuotamento per opera del meccanismo cronotropo positivo ed il diminuito riempimento per via del ridotto ritorno venoso porterebbero le camere cardiache, in presenza di poco sangue, a deformarsi.

La presenza di maccanocettori al loro interno avverte il disagio ed attivano il nervo vago responsabile della sincope vaso vagale che porta alla perdita di coscienza e, quindi, svenimento.

A questo fenomeno si deve aggiungere il fatto che la variazione termica avviene quando il soggetto è in piena fase digestiva.

La digestione necessita di sangue per poter espletarsi nel migliore dei modi. Ma la necessità di irrorazione degli organi principali ha la priorità sull’apparato digerente al quale viene sottratto buona parte del sangue.

Anche questa situazione è ritenuta responsabile di uno shock vagale per il quale il soggetto sviene.

Lo svenimento porta il soggetto ad acquisire una posizione clinostatica che, pertanto, favorisce nuovamente il flusso sanguigno verso il cuore.
Il problema è che il soggetto svenuto muore ancor prima di aver potuto riprendere i sensi poiché annega.

Quindi, in virtù di ciò, si era avanzata l’ipotesi che il rischio di morte da congestione digestiva indotta da sbalzo termico non fosse determinato dalle conseguenze primitive derivanti dall’alterazione delle funzionalità gastro-enteriche ma dall’ambiente (mare) nel quale esse si manifesterebbero portando, quindi, ad annegamento!

Ma questa versione, tuttavia, non spiega le casistiche di morte avvenute dopo aver bevuto bevande molto fredde/ghiacciate o mangiato alimenti freddi non necessitanti di importanti e laboriosi processi digestivi (ad esempio: fetta di anguria) ed ai quali, soprattutto, non ha fatto seguito l’ingresso in acqua.

Questi eventi fanno dunque ripensare alle cause di morte occorrenti per annegamento seguente a perdita di coscienza indotta da un blocco delle funzionalità digestive.

In questi casi, l’annegamento è da considerare quale epifenomeno legato al locus ambientale dove si trova l’individuo in occasione di tal tipo di malessere.

E quindi, nonostante le cause scatenanti non siano ancora ben certe in termini assoluti sembrerebbero ricondurre verso lo “shock vagale”.

Ecco di seguito alcuni consigli per evitare situazioni spiacevoli di tal natura.

1) Recatevi sulla località balneare dopo aver espletato le vostre funzionalità digestive post-prandiali (circa 3 ore dopo aver finito di consumare il pasto).

2) Oppure se andaste in spiaggia con l’obiettivo di spendere tutta la giornata, non consumate pasti completi in quanto laboriosi dal punto di vista dell’attività digestiva.

Quindi, tralasciate tutte le fonti alimentari che necessitano di processi digestivi lunghi: carne, insaccati, pasta, pane, riso, torte, etc. Limitate il vostro introito calorico, in tali condizioni, verso cibi molto più rapidi nei processi digestivi come ad esempio la frutta e la verdura. Inoltre, tali fonti alimentari si addicono molto bene alla fattispecie delle condizioni climatiche in cui vi trovate poiché favoriscono:

un processo d’idratazione indiretta per il loro elevato contenuto d’acqua;

l’apporto di sali minerali indispensabili che con l’abbondante sudorazione, naturalmente occorrente in presenza di condizioni climatiche estreme come quelle estive, vengono persi;

l’apporto di vitamine, tra le quali quelle ad attività antiossidante.

3) Ancora, dopo aver scelto il tipo di alimenti più idoneo al contesto ambientale, diventa importante anche il fattore quantitativo-alimentare; cioè la frutta e la verdura si sposano molto bene ad esigenze di rapida digestione ed assorbimento dei loro nutrienti ma sempre che le quantità introdotte non vadano oltre le capacità che il corpo ha di gestire la loro digestione in tempi brevi.

4) Evitate in modo assoluto cibi e bevande molte fredde.

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Messaggio  GinoSpigolaAdmin Mer Nov 24, 2010 6:06 pm

Digestione
Niente tuffi in mare
già dopo il primo boccone
Aspettare un paio d'ore prima di fare il bagno? Non è una fissazione da mamme apprensive, ma il consiglio del gastroenterologo


Meglio aspettare un paio d'ore dal pasto, prima di entrare in acqua (foto Photoxpress).
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La raccomandazione di non tuffarsi in mare dopo mangiato non è un'esagerazione delle madri apprensive. Uno sbalzo di temperatura brusco nella fase della digestione potrebbe teoricamente dare problemi più o meno gravi: si va da dolori addominali e vomito fino all'arresto cardiaco, nei casi estremi, e alla perdita di coscienza, fatale quando si è al largo.

Attendere un paio d'ore
Quando concedersi il bagno, allora? Dipende da quanto e che cosa si è mangiato, dalla temperatura esterna e da quella dell'acqua e dalle reazioni personali. «Per non sbagliare, si può considerare sicuro un tempo di due ore dopo un pasto completo ma non abbondante in cui si siano consumati grassi (quindi cibi molto conditi, salumi, formaggi, fritti), che sono più lenti da digerire», spiega il gastroenterologo Edoardo Fesce, dirigente medico di secondo livello presso l'ospedale San Giuseppe di Milano. «Basta invece attendere un'ora e mezzo dopo un pranzo a base di carboidrati e proteine (per esempio, un piatto di pasta al pomodoro e una porzione di pesce)».
Molti sono convinti che una breve immersione subito dopo essersi alzati da tavola sia innocua perché pensano che il processo digestivo non sia ancora iniziato. E sbagliano: la digestione comincia non quando si finisce di mangiare ma già dopo il primo boccone. Se il pranzo dura una mezz'oretta, al momento del tuffo lo stomaco sarà in piena attività.
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